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Channel: Mani bucate - Marco Cobianchi » Fabrizio Barca
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MANI BUCATE Monti prova a salvare Pompei con i fondi europei ignorati dalla Campania

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Oggi parliamo di Pompei. Vorrei spiegare il vero motivo per il quale il sito archeologico più famoso (e bello) del mondo, un vero gioiello dell’umanità, stia andando in rovina. Di chi è la colpa se ogni tanto ne viene giù un pezzo, di come i solfi per tutelarlo non siano serviti a nulla e di cosa si sta facendo oggi per tutelarlo.

Partiamo da quest’ultimo interrogativo. Il 5 aprile Mario Monti e i ministri Barca (Coesione Territoriale), Lorenzo Ornaghi (Beni culturali) e dell’Istruzione Francesco Profumo, insieme con il prefetto di Napoli Andrea De Martino, il sindaco Luigi de Magistris e il governatore campano Stefano Caldoro hanno firmato un accordo che prevede l’utilizzo di ben 105 milioni di fondi europei per la messa in sicurezza e la manutenzione dei 66 ettari di Pompei.

Questi sono gli obiettivi specifici: rilievi e diagnostica (8 milioni e 200mila euro), consolidamento delle opere (85 milioni di euro, 47 dei quali per il finanziamento di 39 progetti già redatti dalla Soprintendenza archeologica di Napoli e Pompei e 38 milioni di opere da progettare), adeguamento dei servizi per i visitatori (7 milioni di euro), potenziamento dei sistemi di sicurezza e di telesorveglianza (2 milioni di euro) e rafforzamento della struttura organizzativa e tecnologica della Soprintendenza (2 milioni e 800 mila euro). 
Molto bene. Ma perché si è dovuto attendere Monti e prima di lui quei soldi non sono mai stati attivati? Per rispondere a questa domanda ci viene in soccorso questa tabella pubblicata non più di un paio di giorni fa dal Ministero della Coesione Territoriale (da Barca, insomma).

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La linea indica il livello di utilizzo del fondo europeo chiamato “Attrattori culturali” da parte dell’Italia. Si tratta di 808 milioni di euro che sono stati stanziati dalla Ue proprio per tutelare siti archeologici come Pompei. Come si vede il livello di utilizzo da parte dell’Italia del fondo attrattori culturali è stato pari a zero fino al novembre del 2010. Tra novembre e dicembre di quell’anno c’è stata una accelerazione nella spesa. L’aumento, poi, è rimasto costante per tutto il 2011. Tradotto significa che fino quasi alla fine del 2010 l’Italia non ha usato un solo euro di soldi europei per tutelare Pompei.

In “Mani bucate” ricordo anche un piccolo particolare: il 3 marzo del 2011 il ministro dei Beni Culturali, Sandro Bondi si dimette. Lo fa per diversi motivi e tra questi ci fu anche il crollo di una parte della casa dei Gladiatori di Pompei, che innescò polemiche roventi sulla sua inefficacia come ministro.

Bene: su Bondi si possono avere tutte le opinioni possibili immaginabili, ma per costruirsene una basata sui fatti occorre ricordare che i fondi per Pompei non sono stati utilizzati se non per l’8,71% della disponibilità a fine 2010. Ma sapete chi era la regione capofila? Cioè la regione che aveva il compito di richiedere a Bruxelles quei soldi per tutelare il patrimonio artistico di tutt’Italia? Cioè la regione che deve raccogliere domande e progetti da presentare poi alla Ue per farseli finanziarie per tutelare i beni archeologici italiani? Era la Campania. Quindi, ricapitolando: la Campania di Antonio Bassolino ha dormito per quasi 3 anni (2007-2010), Pompei crolla e Bondi si dimette. 

P.S. Il motivo dell’aumento della spesa da novembre 2010 a tutto il 2011 consiste nel fatto che il governo ha avocato a sè la responsabilità della spesa. 



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