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“MANI BUCATE” Il Lazio non ha speso nemmeno un euro per lo sviluppo (che fine ha fatto il fondo Fas)

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Quella che sto per raccontare è la storia del Fas. Il Fas è un fondo, il Fondo per le Aree sottoutilizzate che, nato nel 2003 e alimentato esclusivamente con soldi nazionali, avrebbe dovuto finanziare il rilancio delle zone del Paese in ritardo industriale con lo stesso ritmo di programmazione settennale dei fondi europei. Non lo ha fatto non per colpa sua, ma per colpa di chi lo ha gestito in questi ultimi 4 anni. Avvertenza importante: il Fas, di cui parlo anche in “Mani bucate”, poteva essere utilizzato anche per incentivare le imprese, ma soprattutto doveva servire per dare ai territori sottoutlizzati le famose “infrastrutture”.

Nel documento che il ministro per la Coesione sociale Fabrizio Barca ha presentato il 6 dicembre alle commissioni Bilancio di Camera e Senato è scritta la storia, o, almeno, una parte della storia del Fas. Eccola: con le sue stesse parole. Nel 2007 “al complesso delle Regioni sono assegnati 24.023,1 milioni di euro (…) L’effettivo utilizzo delle risorse da parte delle Regioni è stato condizionato a regole che si sono modificate nel tempo creando un contesto di elevata incertezza, frenando nel Sud la realizzazione della programmazione unitaria (…) e facendo sì che neppure nelle Regioni del Centro-Nord più efficaci e tempestive, potesse sino ad oggi  – a distanza di oltre quattro anni – avviarsi alcun intervento”. Avete letto bene: “Nessun intervento” è stato finanziato al centro-nord. E come mai? Burocrazia. Pura e semplice burocrazia, per quanto riguarda il centro-nord e buchi nei bilanci, anzi, voragini nei bilanci delle regioni del Mezzogiorno. Scrive Barca a proposito delle procedure che si devono seguire per sbloccare i fondi: “Originariamente la delibera CIPE n. 166/2007 ha previsto, per l’utilizzo da parte delle Regioni e Province Autonome delle risorse  FAS 2007-2013, l’elaborazione, da parte di ciascuna di esse, di un Programma Attuativo Regionale (PAR) o Provinciale, da sottoporre alla presa d’atto del CIPE, previa istruttoria del Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione. La presa d’atto del CIPE costituisce presupposto per la messa a disposizione delle risorse con apposito provvedimento dirigenziale (punto 3.1.3 delibera n. 166 del 2007) a chiusura del procedimento. Tale presa d’atto ha avuto luogo, per nove Regioni del Centro Nord già nel marzo 2009, sulla base di un giudizio positivo sulla qualità della programmazione. Tuttavia, solo nel luglio 2011, a seguito di nuovi adempimenti richiesti dalla delibera Cipe 1/2011, si è potuto chiudere il procedimento di messa a disposizione delle risorse FAS (per un ammontare complessivo di 3.156,738 Meuro)”. Quindi, nonostante il piano di investimenti del centro-nord fosse stato approvato dal Cipe, il Cipe ha posto nuovi vincoli per la spesa che ha ritardato la macchina. “Ancora più in ritardo”, scrive Barca, “è lo stato delle cose per le Regioni del Mezzogiorno, che complessivamente dispongono, al netto delle risorse destinate alla citata Programmazione Interregionale e agli Obiettivi di servizio, di 15.434 milioni di euro. I numerosi provvedimenti normativi succedutisi nel tempo, hanno inciso sia sull’ammontare delle assegnazioni FAS sia sui criteri di selezione degli interventi ammissibili. Solo per le Regioni Molise e Abruzzo sono state ravvisate le condizioni per la presa d’atto (nel 2011) dei Programmi da parte del CIPE”.

Però alcuni i soldi li hanno spesi, nel Mezzogiorno. Volete sapere come? Il Lazio, ad esempio: “avvalendosi della facoltà prevista dall’art. 2 comma 90 della legge n. 191/2009 di utilizzare il FAS a copertura del piano di rientro del deficit sanitario, ha destinato a tale scopo l’intera dotazione spettante del FAS (796 mln di Euro), rinunciando, di conseguenza, alla relativa programmazione per spese di investimento”. Nemmeno un euro per lo sviluppo: tutti a coprire il buco sanitario. E la Sicilia? 686 milioni nella voragine della sanità. E l’Abruzzo? 160 milioni. E la Campania? 322 milioni. I soldi che lo Stato aveva messo in campo per rilanciare lo sviluppo sono finiti a coprire le perdite sanitarie delle Regioni. Ma anche lo Stato ha stuprato il Fas. Nel corso degli anni, come scrivo in “Mani bucate”, il fondo è servito per “finanziare l’abolizione dell’Ici (costata 1,1 miliardi), per l’acquisto di veicoli per il soccorso civile (150 milioni), per l’emergenza rifiuti in Campania (450 milioni) e nel Sud (240 milioni), per erogazioni a favore dei Comuni di Roma e Catania (640 milioni), per il servizio sanitario nazionale (1,3 miliardi), per gli sconti fiscali nelle Marche e in Umbria (67 milioni), per la scuola (62,9 milioni), per trasferimenti di fondi a Molise e Puglia (281,1 milioni). Con il decreto legge 112/2008 sono stati prelevati dal Fas 7,9 miliardi di euro per coprire il deficit nei conti pubblici”. Che cosa c’è di “sviluppistico” in queste spese lo lascio dire a voi.



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