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“MANI BUCATE” Le leggi che concedono sussidi alle imprese private sono 1.307 (non 90)

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Non per fare il precisino, ma le leggi che permettono di incentivare le imprese private italiane non sono 90, sono 1307. I giornali di oggi riportano la decisione del governo di riprendere in mano un dossier che era già stato aperto dal governo Berlusconi e che punta a ridurre, semplificando, la normativa che consente alle imprese private di accedere ad agevolazioni pubbliche. Bene, anzi, benissimo, anche se penso che occorrerebbe prendere al volo la disponibilità del presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia, di uno scambio virtuoso tra meno sussidi e meno Irap.

Ma torniamo alle leggi. Il ministero dello Sviluppo Economico, nella sua Relazione sugli interventi di sostegno alle attività economiche e produttive del giugno del 2009, scaricabile qui, ha stimato appunto in 1307 le norme agevolative. La confusione sulle cifre è data dal fatto che quelle decise a livello centrale sono 91, sempre secondo il ministero, mentre ben 1216 sono quelle varate dalle amministrazioni locali. Ma attenzione: sempre nella relazione, il ministero sottolinea che “una parte tuttavia presenta dati, nel periodo, (2003-2008, ndr) solo relativamente alle erogazioni. Si tratta, in altri termini, di strumenti agevolativi che hanno cessato di operare da tempo e che sono caratterizzati da una attività residuale di erogazione di contributi a suo tempo concessi. Dei 91 interventi na- zionali, 26 rientrano in questa categoria”. Quindi le leggi nazionali “vere”, sono 65 mentre il ministero non dà dati su quante siano le leggi di incentivazione attive “per davvero” a livello locale dove regna il caos più assoluto.

Questi numeri stanno a significare che semplificare la normativa incidendo solo sulle 91 leggi statali (delle quali 65 “attive”) significa lasciare intatta la pletora di norme locali. E, visti i risultati che ho potuto verificare in “Mani bucate”, non capisco per quale motivo un’amministrazione locale debba dare soldi ad un’impresa se non per consolidare un rapporto incestuoso tra politica ed economia. Ciò che sarebbe utile sarebbe una chiara normativa nazionale alla quale tutte le aziende, grandi e piccole, del nord e del sud, possano fare riferimento nel caso in cui ricorressero le condizioni per accedere a sconti fiscali o a finanziamenti a fondo perduto. Le amministrazioni locali, in genere, e sono i fatti che lo dicono, danno soldi in modo clientelare.

“Per quanto riguarda la tipologia dell’agevolazione” scriveva nel 2009 il ministero, “si osserva che il contributo in conto capitale è presente nel 59 per cento degli interventi: per il 45 per cento come unica forma di agevolazione e per il 14 per cento in combinazione con altre forme agevolative”.

Ecco la tabella del ministero che riassume il discorso (per “numero di interventi” si intende “numero di leggi”).

 

 

Un dato è interessante: il 45% delle leggi agevolative in Italia permettono la distribuzione di soldi a fondo perduto. Ci sono 585 leggi che consentono di dare soldi cash alle imprese private. Mi sembrano un po’ tante…



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